“Date a uno un quadrato di venti per venti e, benché nei secoli tutti si siano sbizzarriti con infinti disegni, c’è sempre posto per un disegno nuovo, per un vostro disegno, non ci sarà mai l’ultimo disegno.”
Gio Ponti
Oggi l’impiego della ceramica in architettura è notevolmente diffuso, ma non tutti sanno che ha origini davvero remote. È curioso pensare come alcuni paesi, primi fra tutti Italia, vantino una tradizione secolare fatta di argilla, creatività e colore, che ha elevato la ceramica da mero componente costruttivo a originale elemento decorativo. Una vera e propria rivoluzione che ha portato il rivestimento ceramico a svolgere un ruolo chiave nella progettazione architettonica.
A segnare una tappa fondamentale è il contesto del secondo dopoguerra italiano, quando molti architetti di grido dell’epoca hanno ceduto all’appeal ceramico; numerosi ne furono letteralmente conquistati, basti pensare a Luigi Caccia Dominioni, Ignazio Gardella e, ovviamente, al grande Gio Ponti.
Un Ponti, quello del dopoguerra, già maturo e nel pieno della sua attività. Reduce infatti della laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1921, il maestro milanese si impone prepotentemente nel campo della sperimentazione architettonica, facendo suoi progetti di grande e piccola scala; dall’edilizia all’arredamento, dalla decorazione alla progettazione industriale.
Quello che però pochi conoscono è l’intimo rapporto che unisce l’architetto milanese all’arte ceramica. Un legame che vede le sue origini nei primi anni ’20, quando Ponti prende in mano la direzione della famosa manifattura Richard Ginori. Il suo intervento fu decisivo quanto radicale poiché non si limitò all’aspetto creativo della produzione ceramica, anzi interessò anche quello produttivo e pubblicitario.
Devono però ancora trascorrere tre decenni prima che Ponti progetti le maioliche per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento; uno tra i più importati esercizi creativi che sancirà il legame dell’architetto con l’arte ceramica da rivestimento.
Le cementine, tutte con formato 20×20, rispecchiano l’animo razionale e creativo di Ponti in un gioco di geometrie che intrappolano i toni blu del Golfo di Napoli. Rivestendo tutti gli ambienti dell’hotel – camere, reception, bar, ristorante – le maioliche diventano un vero e proprio tratto distintivo, elevando l’edificio ad autentica architettura iconica.
Un’incredibile “figura cerniera” tra architettura e ceramica quella di Gio Ponti, al quale abbiamo deciso di dedicare una pagina del nostro blog. Ne è nata l’opportunità per riflettere su due mondi apparentemente lontani ma in realtà vicini, di cui Ponti fu magico punto di incontro e fra i quali spazia ogni giorno l’attività di Hipix.